Nell’ultimo periodo abbiamo appreso di nuovi infortuni gravi e molti hanno puntato il dito contro le troppe partite presenti nel calendario, specie se si parla di squadre che si trovano ad affrontare le coppe europee. Oltre che al corpo, bisogna fare attenzione anche all’aspetto mentale dei calciatori.
Quante partite si giocano?
Poniamo il caso di un calciatore sotto contratto con una squadra impegnata nelle coppe europee. In Serie A si affrontano 38 partite. In Coppa Italia, se la squadra inizia il percorso agli ottavi e arriva in finale, la aspettano 5 scontri. Nella nuova Champions League, oltre alle 8 della prima fase, si rischia di giocare altre 9 partite, 7 se non si passa dai playoff. Senza contare tutti gli impegni (aumentati negli anni) con le nazionali. Da non omettere la nuova coppa del mondo per club, che durerà un mese tra giugno e luglio. Basta un conto anche approssimativo per constatare l’effettiva esplosione degli impegni per calciatori di primo piano.
Va da sè che anche il periodo di riposo estivo diminuisce drasticamente, impedendo ai professionisti di staccare dal prorpio impiego, anche se ben pagato. Dunque, oltre al fattore infortuni, bisogna fare molta attenzione anche alla salute mentale dei calciatori, un dettaglio troppo sottovalutato. E no, lo stipendio spesso non aiuta ad allietare questo aspetto, a differenza di quello che pensano molti opinionisti da divano.
Il fisico ne risente
Quest’anno si è arrivati in ritiro dopo l’europeo e la Copa America e per molti calciatori impegnati nelle competizioni con le rispettive nazionali il periodo di riposo potrebbe non essere bastato. Ovviamente, il rientro dalle vacanze è stato prolungato, ma questo avrebbe potuto complicare il loro ritorno in forma. I tempi sono stati più stretti essendo arrivati in ritiro a ridosso dell’inizio dei campionati e la preparazione potrebbe non essere stata ottimale, o perlomeno svolta interamente. Che siano queste le ragioni per cui giocatori come Rodri e Bremer si sono lesionati il legamento crociato dopo aver appoggiato la gamba sul terreno? Tralasciando anche i numerosi infortuni muscolari.
Poi c’è l’affollatissimo calendario. siamo nella seconda metà di ottobre e già si sono giocate tre giornate di Champions League. Inoltre, due finestre nazionali sono gà alle spalle, con quella i novembre che incombe. Il problema sta nel protrearsi di questa situazione per tutta la durata della stagione che, come accennato in precedenza, finirà ancora più tardi a causa del mondiale per club. I club più importanti hanno a disposizione panchine lunghe, vero, ma questo va a indebolire il grado di spettacolo di ogni competizione.

Questa è una foto postata da Ruben Dias sul proprio profilo X. Il calciatore portoghese del Manchester City ci fa capire la saturazione del calendario della sua squadra e di molte altre nella stessa situazione. Giorni di riposo? Pochissimi. Ed è proprio dallo spogliatoio della formazione inglese che si sono levate voci preoccupate riguardo questo intasamento. Da Pep Guardiola, che parla dell’impossibilità di preparare impegni così ravvicinati, a De Bruyne e Rodri, con quest’ultimo costretto a fermarsi per diversi mesi a causa della rottura del crociato. Si sono lamentati anche Bellingham, Mbappè, Bastoni, Lewandowski e Carvajal, colpito anche lui da un gravissimo infortunio al ginocchio. Di mese in mese, i calciatori che chiedono di darci un taglio si moltiplicano. E c’è che paventa l’idea di uno sciopero sempre più inevitabile.
Recupero impossibile
Come detto, impegni così ravvicinati mettono in difficoltà gli allenatori nella preparazione delle gare in settimana. I calciatori, inoltre, non riescono a riposare appieno il proprio fisico, recuperando solo parzialmente prima di scendere in campo di nuovo a distanza di pochi giorni. Ciò, alla lunga, può logorare ancor di più il corpo già spremuto dei professionisti, esponendoli al rischio di infortuni, anche gravi. Senza parlare dei giocatori sudamericani che, nelle pause nazionali, devono sopportare lunghissime trasferte anche solo per restare in panchina.
Cos’è che aiuta a mantenere stabile il ginocchio? Esatto, il quadricipite. Se questo non è adeguatamente in forma, la probabilità che emergano problemi all’articolazione aumentano. basta un piede messo male, un atterramento dopo uno stacco di testa o un semplice dribbling per far s’ che il ginocchio subisca una distorsione.
Un calendario discusso
Dunque, sono sempre più i calciatori che esprimo il proprio dissenso per l’esplosione delle partite nell’arco di una stagione. A decidere tale calendario è stata la FIFA, accusata in giugno dalla FIFPro di aver scelto unilateralmente senza preoccuparsi dell’opinione dei protagonisti che scendono in campo. Proprio il nuovo mondiale per club, che per giunta si giocherà oltreoceano, è stato al centro delle polemiche di sindacati e calciatori.
Troppe partite anche per la salute mentale
Il calciatore professionista viaggia moltissimo, in Europa ma anche nel mondo. Oltre al peso dello stress sul piano fisico, non è da sottovalutare quello sul piano mentale. Pensateci: dalle tournee estive in altri continenti alle trasferte consecutive tra campionato e coppe europee diminuisce sempre di più il tempo che ognuno passa del tempo con le proprie famiglie. Fa parte del loro lavoro, vero, ma alla lunga stanca. Anche il solo fatto di dover dormire in diverse camere di hotel nel giro di una sola settimana potrebbe aumentare il diasgio già presente in alcuni calciatori.
In merito a quest’ultimo punto faccio una piccola deviazione. Chi si trova a dover girare camere di hotel per tutto il mondo, che sia uno sportivo o un artista, spesso viene colpito dalla sensazione di non sapere in quale posto ci si trovi dopo essersi svegliato nel cuore della notte. Questa è una situazione che, personalmente, non vorrei mai vivere sulla mia pelle. Non è impossibile immaginare che sempre più calciatori possano sperimentare questo tipo di disagio.
Per poi parlare degli psicologi nel calcio, che perlopiù si occupano solo della performance nelel partite nonché negli allenamenti. Dei mental coach, appunto. Ma non dovrebbe essere così. Servono figure che riescano a stare vicine ai calciatori nei momenti di lontananza, a dare una specie di supporto psicofisico, a essere un punto di riferimento per problemi extracampo. Al diavolo le partite.
Per chi non ne fosse ancora convinto, la salute mentale è più importante del denaro.
Diminuire le partite
Cosa si potrebbe fare per risolvere la situazione? Intanto, banalmente, portare i campionati a 18 o 16 squadre. La Serie A viene spesso interrogata su questa possibilità che, in questo senso, non è sbagliata. Già tagliando due squadre, da 38 le partite passerebbero a 34. Per la Champions, se proprio non si può fare a meno di riportare in auge il vecchio formato, almeno togliendo due incontri. E poi abbandonare finalmente la Nations League, lasciando le sole qualificazioni a europei e mondiali e diminuendo le famigerate finestre nazionali. Perché il rapporto tra FIFA e calciatori, alla lunga, si deteriorerà ulteriormente.
Andrea Perini
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